La Gioconda - Die Opern der Welt

von: Amilcare Ponchielli, Arrigo Boito

Jazzybee Verlag, 2012

ISBN: 9783849601355 , 250 Seiten

Format: ePUB

Kopierschutz: Wasserzeichen

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Preis: 2,49 EUR

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La Gioconda - Die Opern der Welt


 

Atto primo


 

 

La bocca dei Leoni.

 

Il cortile del Palazzo Ducale parato a festa. Nel fondo la Scala dei Giganti e il Portico della Carta colla porta che adduce nell'interno della chiesa di S. Marco. A sinistra lo scrittoio d'uno scrivano pubblico.

 

Sopra una parete del cortile si vedrà una fra le storiche bocche dei leoni colla seguente scritta incisa sul marmo a caretteri neri:

 

DENONTIE SEGRETE PER VIA

 

D' INQVISITIONE CONTRA CADA

 

VNA PERSONA CON L' IMPVNITÀ

 

SEGRETEZA ET BENEFITII

 

GIVSTO ALLE LEGI.

 

È uno splendido meriggio di primavera. La scena è ingombra di popolo festante. Barnabotti, Arsenalotti, Marinai, maschere d'ogni sorta, Arlecchini, Pantaloni, Bautte, e in mezzo a questa turba vivace alcuni Dalmati ed alcuni Mori. Barnaba, addossato ad una colonna, sta osservando il popolo; ha una piccola chitarra ad armacollo.

 

Scena prima.

 

Marinai, Popolo e Barnaba.

 

CORO DI MARINAI E POPOLO.

Feste e pane! la Repubblica

Domerà le schiatte umane

Finchè avran le ciurme e i popoli

Feste e pane.

L'allegria disarma i fulmini

Ed infrange le ritorte.

Noi cantiam! chi canta è libero,

Noi ridiam! chi ride è forte.

Quel sereno Iddio lo vuol

Che allegrò questa laguna

Coll'argento della luna

E la porpora del sol.

 

Campane a distesa, squilli di trombe.

 

Feste e pane! a gioia suonano

Di San Marco le campane.

Viva il Doge e la Repubblica!

Feste e pane!

BARNABA si muove dal posto. Dominando il frastuono festosamente.

Compari! già le trombe

V'annuncian la regata. 

MARINAI correndo a sinistra.

Alla regata!

POPOLO.

Alla regata! 

 

Gridando e saltando, il popolo esce dal cortile. Il tumulto s'allontana.

 

 

Scena II.

BARNABA solo.

 

Accennando gli spiragli delle prigioni sotterranee.

 

E danzan su lor tombe!

E la morte li guata!

 

Cupamente.

 

E mentre s'erge il ceppo o la cuccagna,

Fra due colonne tesse la sua ragna,

Barnaba, il cantastorie; e le sue file

 

Guarda e tocca la sua chitarra.

 

Sono le corde di questo apparecchio.

Con lavorìo sottile

E di mano e d'orecchio

Colgo i tafàni al volo

Per conto dello Stato. E mai non falla

L'udito mio. Coglier potessi solo

Per le mie brame e tosto

Una certa vaghissima farfalla! ...

 

 

Scena III.

 

La Gioconda colla Cieca, entrando da destra, e detto. La vecchia ha il volto coperto fin sotto gli occhi da un povero zendado.

 

GIOCONDA conducendo per mano la madre e avviandosi alla chiesa lentamente.

Madre adorata, vieni. 

BARNABA scorge la Gioconda e si ritrae accanto alla colonna.

(Eccola! al posto)

LA CIECA.

Figlia, che reggi il tremulo

Piè che all'avel già piega,

Beata è questa tenebra

Che alla tua man mi lega.

 

Tu canti agli uomini

Le tue canzoni,

Io canto agli angeli

Le mie orazioni,

Benedicendo

L'ora e il destin,

E sorridendo

Sul mio cammin.

 

»Io per la tua bell'anima

Prego chinata al suol,

E tu per me coi vividi

Sguardi contempli il sol

GIOCONDA.

Vien! per securo tramite

Da me tu sei guidata.

Vien! ricomincia il placido

Corso la tua giornata.

Tu canti agli angeli

Le tue orazioni,

Io canto agli uomini

Le mie canzoni,

Benedicendo

L'ora e il destin,

E sorridendo

Sul mio cammin.

 

»Ed io pel tuo dimane

A te guadagno il pane;

Tu col pregar fedel

A me guadagni il ciel

BARNABA in disparte.

(Sovr'essa stendere

La man grifagna!

Amarla e coglierla

Nella mia ragna!

Terribil estasi

Dell'alma mia!

Sta in guardia! l'agile

Farfalla spia!)

GIOCONDA.

L'ora non giunse ancor del vespro santo;

Qui ti riposa appiè del tempio; intanto

Io vado a rintracciar l'angelo mio.

BARNABA.

(Derisïon!) 

GIOCONDA.

Torno con Enzo. 

LA CIECA.

Iddio

Ti benedica. 

GIOCONDA.

Taciturna ed erma

Pace qui spira. 

LA CIECA estrae da tasca un rosario.

Addio, figliuola. 

BARNABA sbucando e sbarrando la via a Gioconda, che fa per escire da destra.

Ferma.

GIOCONDA.

Che? 

BARNABA.

Un uom che t'ama, e che la via ti sbarra.

GIOCONDA.

Al diavol vanne colla tua chitarra!

 

Vivacemente.

 

Già l'altra volta tel dissi: funesta

M'è la tua faccia da mistero.

Per andarsene. 

BARNABA trattenendola e ironicamente.

Resta.

Enzo attender potrà. 

GIOCONDA.

Va, ti disprezzo.

BARNABA incalzando.

Ancor m'ascolterai. 

GIOCONDA.

Mi fai ribrezzo!

BARNABA.

Resta ... t'adoro, o vaga creatura.

GIOCONDA.

Vanne! 

BARNABA.

Non fuggirai! 

 

Slanciandosi su essa.

 

...