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Quadro primo
In provincia; – nel castello della signoria dei conti di Coigny. – Il giardino d'inverno. La gran serra; imitazione pretenziosa di quella di Casa Orléans o di quella Kunsky.
La serra offre ora – sul finire di una giornata dell'inverno del 1789 – un curioso aspetto; sembra un giardino colle sue statue di Bacco, di Flora, coll' altare di Minerva, ed è sala, talmente ovunque vi sono sparsi mobili, – e, perfino fra vasi di piante esotiche, un clavicembalo Silbermann – ed è campagna, anche, verso l' estremo lato sinistro dove, per una mite e microscopica collinetta, aprentesi ai piedi in grotta da ninfe, si sale a una casetta rustica da latteria e pastorelle addossata a un infantile mulino.
»Tal de' tempi il costume!«
All' alzarsi della tela, sotto i rigidi comandi di un arrogante e gallonato Maestro di Casa, corrono Lacchè, Servi, Valletti carichi di mobili e vasi, completando l' assetto dalla serra. Carlo Gérard, in livrea, entra sostenendo con altri servi un azzurro e pesante sofà.
È a lui che principalmente si rivolge il maestro di
casa con piglio altezzoso, borioso ed ironico impartendo ordini. Dal giorno che Gérard fu sorpreso a leggere Jean Jacques Rousseau e gli Enciclopedisti, non ironia o servizio più umile o più basso gli è risparmiato.
Il Maestro di Casa.
Questo azzurro sofà
là collochiam ...
Gérard e i lacchè eseguiscono.
Poi il Maestro di Casa accenna verso le sale interne e vi entra seguito da tutti i lacchè, eccettuato Gérard che, inginocchiato avanti all'azzurro sofà ne liscia le frangie arricciatesi e ridona il lucido alla seta rasata, sprimacciandone i cuscini.
Al sofà.
GÉRARD.
Compiacente a' colloquî
del cicisbeo
che a dame maturate
porgeva qui la mano!
Qui il Tacco Rosso al Neo
sospirando dicea:
»Oritia ... o Clori ... o Nice ... incipriate,
vecchiette e imbellettate,
io vi bramo
ed, anzi sol per questo, forse, io v'amo!«
Tal dei tempi il costume!
Dal giardino si avanza trascinandosi penosamente un vecchio giardiniere curvo sotto il peso di un mobile. – È il padre di Gérard. – Questi gitta lo spolveraccio che tiene in mano e corre a porgere ajuto al padre che tutto tremulo si allontana pei contorti sentieri del giardino.
Guardando commosso allontanarsi il padre.
Son sessant'anni, o vecchio, che tu servi! ...
A' tuoi protervi
arroganti signori
hai prodigato fedeltà, sudori,
la forza dei tuoi nervi,
l'anima tua, la mente ...
e – quasi non bastasse la tua vita
a renderne infinita
eternamente
l'orrenda sofferenza –
hai data l'esistenza
dei figli tuoi ...
Con immenso sdegno si picchia colla larga mano il petto susurrando fra le lagrime.
Hai figliato dei servi!
Poi si asciuga sdegnosamente le lagrime, torna a guardare fieramente intorno a sè la gran serra.
T'odio, casa dorata!
L'imagin sei d'un secolo
inciprïato e vano! ...
Fasti, splendori, orgogli di Re Sole!
Regno di Cortigiane tu, o Reggenza,
e dei Lebel
onnipotenza
tu, Luigi Lussuria! ...
O vaghi dami in seta ed in merletti,
volgono al fin le gaje vostre giornate
e le serate
a inchini e a minuetti!
Fissa è la vostra sorte!
Razza leggiadra e rea,
figlio di servi e servo,
qui – giudice in livrea –
ti grido: – È giunta l'ora della Morte! –
La contessa, Maddalena e a Bersi (questa stranamente vestita) appajono al di là dell'arco d'ingresso alla serra.–La Contessa si sofferma a dare alcuni ordini al Maestro di Casa. Maddalena si avanza lentamente con la Bersi.
MADDALENA.
Il giorno
intorno già s'insera
lentamente!
In queste misteriose
ombre forme fantastiche
assumono le cose! ...
Or l'anime s' acquetano
umanamente! ...
GÉRARD fra sè guardando ammirato Maddalena.
Della bellezza
o blanda commozione!
Quanta dolcezza,
per te, nell' anima
soave penetra!
Muojon le idee; tu sopravvivi ai secoli
eterna ... e aristocratica,
tu, la Eterna Canzone!
CONTESSA entra nella serra e coll'occhialetto e con fare altezzoso guarda attentamente se e come è stata disposta.
A Gérard ed altri lacchè.
Via, v'affrettate
e alla lumiera
luce date!
I lacchè, Gérard compreso, montano su alcuni sgabelli e cominciano ad accendere i bracciali, i doppieri e a dar luce a tutta la serra, – a poco a
poco tutto sfolgora di luce allegra.
A Gérard.
E – dite – tutto è pronto?
GÉRARD.
Tutto!
CONTESSA.
I cori?
GÉRARD.
Stanno di già vestendosi.
CONTESSA.
E i suonatori?
GÉRARD.
Accordan gli strumenti
CONTESSA volgendogli le spalle.
A momenti
arriveranno gli ospiti ...
MADDALENA.
Uno è il signor? ...
CONTESSA con grande compiacenza.
Uno scrittore emerito ...
un romanzier pensionato dal Re,
Anton Pietro Fléville.
MADDALENA.
E l'altro chi è?
CONTESSA con sussiego.
L'Abate, l'Abatino! ...
È un improvvisatore! ... Un dicitore! ...
MADDALENA.
Un viene dall'Italia? ...
CONTESSA accenna che sì.
L'Abate da Parigi!
Poi, sorpresa, osservando che ancora sua figlia è in vestaglia.
Maddalena,
ancor così? Ancor non sei vestita?
Maddalena accenna a sua madre che anderà ad abbigliarsi. – La Contessa la accarezza e va ad esaminare se nulla manca anche nelle sale superiori.
BERSI corre a Maddalena e si accoccola grottescamente ai suoi piedi con gesti strani e bizzarri.
Sospiri?
MADDALENA.
Sì; – io penso alla tortura
del farsi belle!
BERSI crollando la testa...
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